MidReal Story

Whispers of Shadows

Scenario: In una piccola stanza, illuminata solo da una candela tremolante, Marco vide un'ombra muoversi lungo il muro. Non c'era nulla nella stanza che potesse produrla, e la porta era chiusa a chiave. L'ombra si avvicinò, assumendo la forma di una mano scheletrica che si allungava verso di lui. Marco sentì un freddo gelido e si rese conto che l'ombra non era sul muro, ma stava emergendo dal suo stesso corpo.
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In una piccola stanza, illuminata solo da una candela tremolante, Marco vide un'ombra muoversi lungo il muro. Non c'era nulla nella stanza che potesse produrla, e la porta era chiusa a chiave. L'ombra si avvicinò, assumendo la forma di una mano scheletrica che si allungava verso di lui. Marco sentì un freddo gelido e si rese conto che l'ombra non era sul muro, ma stava emergendo dal suo stesso corpo.
La piccola stanza era illuminata da una sola candela, la fiamma alta e tremolante.
L'ombra danzava lungo le pareti, che parevano inghiottite dagli spazi vuoti, e si muoveva come se qualcuno la stesse sfiorando.
Marco Rossi girò la testa di scatto, ma non vide nessuno.
Doveva essere solo un effetto della luce, pensò, eppure non riusciva a calmare i brividi che gli percorrevano la schiena.
Non era solo l'ombra: sentiva che qualcosa lo stesse fissando.
Sentiva gli occhi su di sé, le narici gli prudevano e il respiro gli usciva a singhiozzo.
Quello sguardo, quel respiro… li conosceva bene.
Un'altra ombra si mosse lungo il muro.
E ancora un'altra.
Una interminabile successione di ombre che danzavano, si moltiplicavano e lo circondavano…
Il cappello del prete ombroso, la mano scheletrica di un fantasma…
Marco si sentì paralizzato dalla paura, in trappola con esseri spettrali contro i quali non poteva combattere.
Il brivido gelido che gli strisciava lungo la schiena era sempre più forte, come se l'ombra lo stesse inghiottendo vivo.
Riusciva a muovere le gambe, voleva scappare e urlare, ma la sua voce era bloccata in gola, impotente contro quel nemico invisibile…
Solo allora Marco si rese conto che le ombre non erano sul muro.
Era lui stesso a generarle: l'ombra era dentro di lui.
La porta della piccola stanza era chiusa a chiave dall'interno, o almeno lui l'aveva trovata chiusa a chiave quando era entrato per risolvere un antico enigma.
Non c'era nessun altra via d'uscita dalla stanza.
Solo un piccolo lucernario alto nel soffitto lasciava entrare la luce del giorno.
Non avrebbe potuto scappare da lì, eppure il suo istinto gli urlava di fuggire.
Le ombre intanto continuavano a diffondersi lungo il muro.
Iniziarono a salire sul soffitto, come una creatura marina divoratrice di luce risalente dalle profondità dell'oceano.
Scomparve quella in alto, e subito ne apparve un'altra, e poi un'altra ancora…
Mormorò tra sé e sé: era come se l'ombra avesse finito lo spazio per nascondersi sui muri.
Era chiusa dentro insieme a lui e non poteva più scappare.
Quell'ombra sinistra stava divorando tutta la luce, al punto che tutto ciò che Marco vedeva erano le sue sembianze ridicole, con il cappello del prete ombroso e la mano scheletrica.
La luce della candela tremolante si spense.
Ancora rinchiuso nell'angolo della stanza, Marco sentì l'ombra allungarsi su di lui.
Whispers of Shadows
Un brivido lo percorse dalla testa ai piedi, quasi fosse posseduto da un demone.
Come se quell'ombra volesse dargli la caccia, accusandolo di tutti i suoi fallimenti, come se lo avesse sempre saputo, che non sarebbe mai riuscito a risolvere l'enigma.Poi, l'ombra all'improvviso si ritirò, indietreggiando verso la porta, e Marco si sentì sopraffatto da un gigantesco senso di colpa, come se le sue debolezze fossero state messe in mostra nel peggiore dei modi.
La sua vita gli passò davanti come un film, con tutti i momenti di vergogna messi in risalto.
E l'ombra continuava a crescere, inghiottendo sempre più luce, sempre più speranza.
E Marco capì che non avrebbe potuto scappare da sé stesso.
Con disperazione, vide l'ombra radunarsi sopra di lui, aumentare di volume e prendere forma: le membra scheletriche, il volto emaciato…
Quello scheletro era lui.
Non era l'ombra di qualcun altro a sovrastarlo: era la sua stessa anima, riflessa in uno specchio distorto dalla paura e dall'odio di sé.
Marco si sentì invadere dal terrore, terrorizzato da ciò che vedeva perché non poteva negare che fosse parte sua.
Si girò con il cuore in gola e vide l'ombra muoversi insieme a lui: ossa su ossa che si spezzavano e riducevano in polvere…
Nel buio totale, Marco fu sommerso da un'ondata di angoscia e disperazione: era un mostro e non c'era scampo per lui.
Con un ultimo urlo strozzato, si lasciò cadere in ginocchio sul pavimento freddo e duro…
Dopo un tempo che sembrava infinito, Marco riaprì gli occhi e si ritrovò a terra, tremante e sudato.
La candela era spenta: tutto intorno era buio assoluto e silenzio completo.
Una flebile luce azzurrina proveniva da sotto la porta.
Con il cuore ancora in gola, si trascinò fino alla porta: la luce azzurra gli fece male agli occhi, ma lo rassicurava, ora.
La porta era chiusa, ma non era più chiusa a chiave.
Marco si alzò lentamente, quasi non avesse forza di alzarsi, e spalancò la porta…
Solo per scoprire che davanti a lui si estendeva solo il vuoto più assoluto.
Era come se la piccola stanza fosse stata inghiottita da una voragine senza fondo.
L'infinito nero inghiottì anche la luce azzurrina, mentre Marco si appoggiava alla cornice della porta, scrutando dentro il buio per cercare di capire cosa stesse succedendo.
Cosa fosse successo…
I suoi amici dovevano essere dall'altra parte della porta.
Whispers of Shadows
Ancora in preda al terrore, Marco si trascinò verso la porta semiaperta, pregando Dio di trovare i suoi amici da quella parte e di essere salvo.
Ma poi si fermò.
C'era un rumore dietro di lui.
Un rumore come di sfregamento, una specie di sibilo.
Si girò, lentamente, e vide l'ombra, ora molto più grande, che si muoveva verso di lui.
Era ancora scura e densa, ma ora sembrava avere una consistenza tangibile: era come fatta di fumo o di fango, come se potesse prendere la forma e la consistenza di qualunque cosa desiderasse.
E come se l'oscurità la seguisse ovunque andasse: l'ombra toccava i mobili e l'oscurità si diffondeve su di essi, come se li stesse divorando.
E aveva divorato anche il filo di luce blu, che Marco ora vedeva per intero, e che era sparito nel buio.
Con un gemito di terrore, Marco si voltò verso la porta semiaperta e si lanciò verso di essa a gambe levate.
Non poteva vedere cosa c'era dall'altra parte, ma gli sembrava di riconoscere l'azzurro della luce come il suo ultimo barlume di speranza.
Si mise a correre verso la porta, mentre l'ombra lo seguiva a passi pesanti…
Ma non poteva permetterglielo.
L'ombra stava arrivando troppo vicino, e ogni cosa che toccava veniva inghiottita dal buio.
Né le pareti, né il pavimento, né i mobili…
E nemmeno la luce azzurra.
Con un guizzo disperato, Marco si lanciò contro la porta per chiuderla, ma l'ombra lo afferrò per la schiena e lo tirò indietro.
Con un gemito di terrore, Marco si voltò di scatto e cercò di afferrare il bordo della porta, ma era troppo tardi: l'ombra gli si avvolse attorno come fosse fatta di fumo, e lo sollevò da terra.
L'oscurità gli si strinse attorno, inghiottendo la luce azzurra e tutto il resto, mentre l'ombra si avvicinava sempre di più al suo viso…
Marco emise un urlo di terrore, ma non c'era nessuno ad ascoltarlo.
Né i suoi amici, né Dio.
L'ombra lo sollevò in aria, quasi come se volesse guardarlo in faccia, e poi aprì le braccia…
Come se volesse abbracciarlo.
Un'ultima preghiera per i suoi amici gli uscì di bocca mentre l'oscurità lo avvolgeva completamente.
E poi la porta venne inghiottita insieme a lui.
Whispers of Shadows
La porta scattò in posizione verticale e sbatté contro il muro con violenza.
Sofia e Luca si trovarono di fronte alla porta chiusa a chiave della stanza di Marco.
Luca era piegato in avanti con le mani sui ginocchi, seminudo e con il respiro affannoso.
Aveva i capelli bagnati di sudore e gli occhiali appannati.
Sofia, invece, era rimasta con il fiato sospeso per la sorpresa e le mani davanti alla bocca.
Si voltò verso Luca e gli chiese: “Ma Marco ti ha detto nulla di tutto questo?”
Luca scosse la testa con una smorfia di sofferenza e disse a bassa voce: “No… non una parola…”
E poi si sedette sul pavimento freddo con le gambe allungate e il dorso contro la porta.
Un lungo sospiro uscì dalla sua bocca e sembrò portare con sé un po' di calma.
Sofia si sedette accanto a lui e gli chiese: “Ce n'è dell'altra che non ci hai detto?”
Luca annuì con aria sconsolata e disse: “Sì… ce n'è un'altra…”
E poi si interruppe per cercare le parole giuste.
Sofia e Luca lo fissarono in silenzio.
E poi Luca parlò: “Fin da quando eravamo piccoli… io e Marco… c'erano le ombre…”
Sofia e Luca rimasero in silenzio ad ascoltarlo.
Luca continuò: “All'inizio pensavo fosse solo una mia fissazione… ma ora che lo so… non posso più ignorarlo.
Le ombre… sono sempre state lì…”
Sofia lo fissò in silenzio.
Luca si grattò la testa e continuò a parlare: “Le ombre… seguivano i nostri movimenti… fin da quando eravamo piccoli…”
Sofia si grattò i capelli e disse piano: “La tua famiglia ha un'antica eredità…”
Luca annuì con aria rassegnata e rispose: “Sì… nonna mi ha raccontato tutto…”
Sofia lo guardò in silenzio.
Luca abbassò la testa e disse piano: “Non pensavo… che sarebbe arrivato a questo…”
E poi si fermò.
Sofia lo guardò per un attimo, e poi gli chiese piano: “Luca… cosa è successo davvero quella notte?”
Luca la guardò negli occhi per un attimo, e poi abbassò la testa e disse a bassa voce: “Non so.”
E poi si voltò di scatto verso la porta chiusa.
Sofia si accorse del cambiamento della sua espressione.
E poi Luca continuò a parlare: “Non so cosa sia successo… non ricordo niente di quella notte…”
E poi si interruppe per cercare le ricordi, ma niente arrivò.
E poi continuò: “Quando sono tornato in me… Marco era già svenuto… e tu eri appena fuggita…”
E poi si fermò di nuovo.
Sofia lo guardò in silenzio, e poi gli chiese a bassa voce: “Cos'era l'ombra dietro di te?”
Luca si grattò la testa e disse piano: “Non lo so… non l'ho vista…”
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